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Libri

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È l’alba di un giorno del 1988 pochi chilometri fuori San Paolo. Albino e Stefano Tonazzo, due giovani padovani nel settore della macellazione, sono giunti nella capitale del Brasile per visitare alcuni impianti di carne e valutarne l’importazione. Mentre il sole sta per sorgere, dal crinale di una collina spunta una fila sterminata di camion carichi di soia, regina delle proteine vegetali, che diventerà mangime: essiccata, verrà portata in Italia per nutrire animali destinati alla macellazione. Albino intuisce che il modello alimentare basato sul consumo di proteine animali non sarebbe stato più sostenibile. Questa consapevolezza segna l’inizio di una storia che quasi trent’anni dopo porterà il Gruppo Tonazzo a diventare, con il marchio Kioene, il leader in Italia e Spagna nella produzione di alimenti freschi a base di proteine vegetali. L’intuizione dei Tonazzo è stata comprendere la necessità di un ritorno alle origini della storia umana con un’alimentazione basata sulle proteine vegetali, con cibo più sano, filiere corte, costi contenuti e minori emissioni; la produzione di carne, uova e latte è la causa del 14% delle emissioni globali di CO2 ed il primo responsabile del consumo di suolo e acqua, della deforestazione e dell’eutrofizzazione di laghi. Da quel momento e per 25 anni le carni prodotte da Kioene finanzieranno le proteine vegetali, creando un’industria e un mercato nuovi, con prodotti che non esistevano prima. 

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In trent’anni non è migliorato niente o quasi, che cosa fare? Piccoli passi avanti, ma ora è necessaria una spinta in più. Serve per le donne che hanno bisogno di autonomia economica, per le famiglie che hanno bisogno del doppio reddito e per il Paese che ha bisogno di più figli e più Pil. Per raggiungere il risultato bisogna lavorare su due fronti: riforme dall’alto e cambio di mentalità dal basso. Mai da sole, sempre con gli uomini. Il lavoro è difficile da conciliare con la maternità e per le donne la libertà di lavorare non esiste: devi ancora scegliere se lavorare o fare figli. Le donne continuano a fare il 70% del lavoro domestico gratuito, per cambiare qualcosa ci vorranno 100 anni. Nel settore privato le donne guadagnano il 16,5% in meno degli uomini, che cosa fare: potenziare la certificazione di genere, più trasparenza come in UK. Mettersi in proprio per una donna è una missione impossibile, che cosa fare: spendere bene i 400 milioni del Pnrr e favorire il passaggio del testimone alle figlie.

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A metà degli anni Ottanta Luca Zaia era un diciottenne che si affacciava alla vita senza mai aver messo piede fuori dalla provincia. Forte dei suoi sogni di ragazzo, tra le certezze di un’esistenza scandita dai ritmi della natura e le incognite di un mondo tutto da scoprire, si troverà di fronte una realtà ben più complessa di quella del paese da cui è partito. Con la distanza della maturità e lo stile scanzonato dei racconti d’avventura, rievoca il viaggio in cui per la prima volta ha posato uno sguardo consapevole su se stesso e sulla vita, per consegnare ai giovani convinzioni e valori che lo guidano tuttora. Ripercorrendo tappa dopo tappa i luoghi di quell’avventura, confronta le possibilità di oggi con le difficoltà di ieri, le speranze di una generazione e le promesse della storia, tra intuizioni e desideri, aspettative e fuoriprogramma. Muovendosi per le strade d’Europa a bordo di una 2 Cavalli, racconta lo stupore nella «scoperta» dell’altro, l’esperienza delle frontiere, fisiche e psicologiche, la verità di una «terra promessa», la Spagna, sospesa tra nostalgia e progresso, lo smarrimento davanti al limite estremo, la malinconia del distacco e la libertà della memoria che resta, ma adattandosi all’età e all’esperienza. 

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Il 20 settembre 1943 alle quindici e trenta un manipolo di ufficiali nazisti varca la soglia di palazzo Koch, elegante sede della Banca d’Italia. Fra loro c’è il tenente colonnello delle ss Herbert Kappler, comandante dello spionaggio hitleriano. I tedeschi presentano le loro richieste al governatore Vincenzo Azzolini: vogliono l’oro della Banca d’Italia, tutto l’oro. In quel momento, nei suoi caveaux, l’istituto di via Nazionale ne custodisce quasi 120 tonnellate. Un solo uomo, all’interno della banca centrale, decide di opporsi e organizza un sofisticato inganno per impedire ai nazisti di trafugare la ricchezza degli italiani. Si chiama Niccolò Introna, è un dirigente di settantacinque anni, un fervente valdese che tiene sermoni alle comunità di fedeli nei giorni di festa. Durante il fascismo, Introna aveva combattuto in segreto la corruzione e il sistema cleptocratico attorno a Mussolini, documentando le operazioni del duce per trafugare il denaro pubblico. Eppure, il suo nome, per le vicende finora mai raccontate e portate alla luce in questo libro, verrà volutamente cancellato e dimenticato. Federico Fubini ha avuto accesso alle circa ottantamila pagine di documenti, in parte riservati, che il funzionario accumulò per tutta la vita, e ricostruisce per la prima volta, in modo inoppugnabile, l’appropriazione di denaro pubblico da parte di Mussolini e tutta la sofferta vicenda dell’oro della Banca d’Italia.

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Carlo Cottarelli offre una testimonianza senza filtri del suo percorso al Senato, scrutando da vicino le criticità, le inefficienze e le opportunità mancate che ha incontrato lungo il cammino. Attraverso le pagine del suo nuovo libro, l’autore getta luce sullo stato attuale delle istituzioni politiche, partendo da due episodi che hanno segnato profondamente il suo percorso personale. Attraverso un'analisi dettagliata dei suoi otto mesi da senatore, l'autore svela il funzionamento interno del parlamento italiano, evidenziando il progressivo ridimensionamento del suo ruolo in confronto a quello del governo. Affronta anche il deterioramento del dibattito parlamentare, ora ridotto a uno scontro tra fazioni opposte, e la questione degli stipendi dei parlamentari. Nel descrivere le pratiche all’interno del parlamento, denuncia il loro bizantinismo, evidenziando l'allontanamento sempre più marcato dei cittadini dalla partecipazione politica. Inoltre, Cottarelli condivide per la prima volta la sua esperienza nel tentativo di formare un governo dopo le elezioni del 2018, offrendo così una panoramica esaustiva del suo coinvolgimento diretto nella politica italiana. L'opera Dentro al Palazzo offre un quadro autentico delle istituzioni italiane, proponendo una visione chiara del futuro potenziale della politica e dell'economia in Italia ed Europa, nel caso in cui le attuali tendenze non venissero cambiate.

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Vicenza, 14 febbraio 1569. Leonida di Andrea della Gondola, un giovane intemperante e tormentato, partecipa alla festa di San Valentino presso il palazzo di Alessandro Camera e, tra melodiose danze e ricchi banchetti, seduce la moglie del padrone di casa. Tra i due uomini scoppia un litigio feroce durante il quale Alessandro Camera muore accoltellato. Ma quella che sembra l’ennesima sanguinosa lite della Vicenza rinascimentale si rivela un affare molto più grosso. Leonida infatti è il figlio di Andrea Palladio, il più celebre architetto della Serenissima. E proprio nel momento del suo massimo splendore artistico, per Andrea, padre e marito fedele, la sfida quotidiana diventa proteggere Leonida e il resto della famiglia, perché nella città delle faide, dell’Inquisizione e della peste che non lascia scampo, nessuno è al sicuro. Il leggendario architetto dovrà fare i conti con avvenimenti che lo segneranno nel profondo fino alla fine dei suoi giorni. In una girandola di colpi di scena, personaggi memorabili, amori, intrighi e vendette, Matteo Strukul si insinua con sapienza tra i chiaroscuri della Storia, gettando una nuova luce sull’enigmatica morte di Palladio e componendone un ritratto colmo di passione e umanità.

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L’illuminazione artificiale è una delle più grandi conquiste della nostra società, ma anche uno degli interventi più pervasivi degli esseri umani sull’intero pianeta. Oltre a impedirci di godere dello spettacolo del cielo stellato, la presenza delle luci artificiali modifica l’habitat di piante e animali. Luci eccessive, e del colore sbagliato, hanno effetti negativi su tutti gli esseri viventi, costretti a vivere in un ambiente radicalmente diverso da quello naturale, da sempre governato dall’alternanza tra il giorno e la notte. Le luci disturbano le rotte migratorie, la riproduzione, il rapporto predatore-preda, causando morti accidentali in quantità tale da far temere l’estinzione di alcune specie di uccelli. Negli esseri umani, l’illuminazione artificiale inibisce la produzione della melatonina alterando il nostro ritmo circadiano, disturbando il ciclo del sonno e contribuendo all’insorgere di patologie. Occorre prendere coscienza di questi problemi e imparare a rispettare la notte utilizzando un’illuminazione del colore giusto, non eccessiva, direzionale e intelligente, accesa solo quando serve. Così facendo, contribuiremo a difendere la biodiversità, ma avremo anche un beneficio economico grazie al risparmio di energia.

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«Ho toccato con mano i limiti a cui loro sono abituati, al punto da non farci caso, da pensare che quella sia la normalità, limiti di fronte ai quali non si sono mai fermati. Stando lì, in effetti, ci si accorge che è tutto perfettamente visibile, eppure non lo si nota: una volta dentro, una volta parte della squadra, non sono gli spazi ristretti e riuniti a sorprendere e a frenarci, non il fatto che non esistano le stanze, che ci sia solo ‘la stanza’; il valore dell’impegno di ciascuno lì rende tutto secondario, in quanto, in compenso, c’è la vita, che è sempre speranza di fronte alle sofferenze e alle difficoltà.» Trenta volontari del Cuamm – dalle provenienze e dalle aspirazioni più disparate – raccontano in formato epistolare la propria esperienza. Sono lettere che parlano di viaggi importanti, che disegnano traiettorie, tutte diverse, di andate e ritorni. Da un piccolo paese della provincia sarda o veneta, dalle grandi città di Roma e Milano, fino al più sperduto villaggio in Uganda, in Sud Sudan o in Mozambico. In tutti questi viaggi, l’Africa smette di essere poco più di un luogo comune e brilla nel prisma delle sue differenze culturali e regionali. Nel racconto sincero e a tratti duro dei giovani volontari a volte la distanza di opportunità e risorse appare difficile da colmare, eppure ogni giorno si possono spalancare spazi di incontro e di condivisione

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